Antico borgo medievale, è situato alla sommità di una collina (110 m.s.l.) che dista dieci chilometri dal mare, lungo la valle del fiume Cesano, nel territorio del comune di Monte Porzio in provincia di Pesaro.

Il paese ha conservato intatte le caratteristiche architettoniche ed urbanistiche tipiche del Medio Evo, con il castello che si erge austero ed imperioso al centro, sopraelevato sulla cerchia delle antiche mura ghibelline e circondato da una strada da cui si diramano vie e viuzze, i cosiddetti “cantoni”, lungo i quali si è sviluppato il borgo e si svolgeva la vita della gente del luogo, tutta al servizio del feudatario; tipico era il lavoro dei “cordai o canapini”, cioè di coloro che filavano la canapa per farne delle funi.

La via principale del paese, collega il castello con la chiesa.

In antichi manoscritti si legge che la chiesa parrocchiale di Castelvecchio risale al 1290, allora era intitolata a S .Cristoforo, poi nel 1526 venne dedicata a S. Antonio di Padova ed il 30 agosto 1818, poiché si trovava in uno stato “rovinoso”, fu riedificata. Di buono stile toscano rinascimentale, conserva ancora i tre altari della vecchia chiesa. Due tele sono oggetti d’arte inventariati dalla Sovraintendenza alla Galleria Nazionale di Urbino ed il quadro della Madonna della Misericordia, attribuito da taluni a Giambattista Salvi detto il Sassoferrato, fu donato alla chiesa dalla principessa Maria Barberini quando nel 1826 vennero completati i lavori di ristrutturazione della chiesa stessa.

In alcune case del paese, così come sopra il maestoso ingresso del castello, è ancora possibile osservare il simbolo araldico dei principi Barberini costituito da un’ape.

Questa via è intitolata ai principi Barberini che, nel 1649, acquistarono “la tenuta di Castelvecchio” da Vittoria della Rovere e, fino a circa trent’anni fa, furono i proprietari del castello e delle terre che da Castelvecchio si estendono fino al mare. In questi poderi è possibile ammirare, ancor oggi, dei casolari tipici solo di queste zone e che risultano essere un interessante esempio di architettura rurale.

Così scriveva il dott. Gaetano Torri nel 1733 nel suo manoscritto “Memorie antiche e notizie moderne di Mondolfo e Castelvecchio: “ …. Al presente detto Castello si rende celebre per il frequente accesso dei Principi Barberini, che vi hanno un nobile palazzo, con una quasi immensa Tenuta di Poderi 25, ove vi governano tante genti, che potriano formare un notabile Squadrone: E per la raccolta dè grani, ad altro a detta Casa Eccellentiss. Barberini fabbricato in detto palazzo uno spazioso magazeno distinto in più ordini, con scale tanto comode che sino al più alto Palco vi vanno agevolmente Animali carichi; Opera alcerto degna d’esser veduta, e considerata anche da Architetti di stima per loro Esemplare in simili Edifici spettanti ad una provvida economia …”.

Durante il secondo conflitto mondiale, alcune case del centro storico furono distrutte da devastanti bombardamenti e non più ricostruite. Sono riportati, di seguito, alcuni disegni di Amedeo Paolini che riproducono l’originario centro storico.

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