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Stelloncino dallo "Schedario dei Comuni d’Italia"

Centro agricolo e industriale del Pesarese situato con forma allungata sui rilievi collinari del versante sinistro della bassa Val Cesano che corre nel fondovalle. Castelvecchio, il cui nucleo più antico e ancora circondato da mura, sorge in analoga posizione a NE.

Cenni storici e artistici. E’ l’antico castrum Montis Podii, infeudato nel 1428 a Guido, conte di Mirabello e luogotenente di Carlo Malatesta, dagli abati di S. Lorenzo in Campo che, pare, ne furono i primi possessori. Nel 1431 la reggenza di Monte Porzio passò, per la sopravvenuta morte del conte Guido, ai Conti di Montevecchio e venne inserito nel Vicariato di Mondavio, di cui segui le vicende sino al 1520, con i domini dei Piccolomini, dei Della Rovere (1474) e di Lorenzo De’ Medici (1516). Restituito da papa Leone X a Fano nel 1520 con tutto il Vicariato di Mondavio, ne segui le sorti sino all’annessione al Regno d’Italia (1860). (N.d.r.: a parziale correzione di quanto sopra citato, si fa presente che dal 1474 al 1631, il Vicariato di Mondavio resto sotto la Signoria roveresca unitamente al territorio di Senigallia e non sotto la giurisdizione di Fano, restando poi nel Distretto senigalliese fino al 1860). La parrocchia di S. Michele Arcangelo ha un Crocifisso ligneo, del sec. XIV.

Economia. Fiorenti sono la frutticoltura, la viticoltura. Consistente la produzione di frumento e foraggi (allevamento del bestiame). Vi sono vari mobilifici. Villeggiatura estiva.

Altre notizie. Patrono S. Michele Arcangelo (29 settembre).

La storia antica

Il territorio del comune di Monte Porzio e Castelvecchio entra nella storia solo con i Galli Senoni, ma è documentato che esso fosse abitato già dagli uomini dell'età della pietra.

Un rinvenimento molto importante, forse il più interessante della vallata è il grande vaso attico, da un documento del 1952 si dice: «...riguardante le figurazioni del cratere a colonnette che si conservava nel secolo scorso in casa dei Duchi di Montevecchio a Fano e che si era rinvenuto in un tenimento della stessa famiglia a Monteporzio dentro un sepolcro, con altre suppellettili (...). Il vaso rappresentante un scena di un guerriero che si arma, ed è il maggior esemplare a figure rosse del Museo d'Ancona e risale alla prima metà del sec, V a. C.».

Rinvenimenti molto importanti riguardano il periodo romano;

  • Ascia romana di bronzo rinvenuta presso i ruderi romani nel 1925
  • Nel predio Taddei, poco lontano dal moraccio resti di costruzioni in calcestruzzo (1952)
  • Nel podere Micci (1878), al confine di Monte Porzio, sono stati trovati moltissimi rottami di tegole di vasi antichi. In un muro simile al Moraccio si rinvenne un sepolcro ricoperto di tegole, con vasi ed un campanello privo di batacchio. In uno scavo praticato dal colono si rinvennero rottami di vasi da cucina, anfore ecc.

Monte Porzio e la famiglia Montevecchio

La storia di Monte Porzio è legata quasi fin dalle origini alla famiglia Gabrielli dei conti di Montevecchio.

Fino al Quattrocento o ai primi del Cinquecento non si può parlare della esistenza di un vero centro abitato, ma soltanto di una pieve cioè di una popolazione sparsa nel territorio e, se mai, raggruppata presso i vari castelli. Con i Montevecchio il paese ha in comune anche lo stemma. Il 24 ottobre 1428 viene fatto un documento di investitura sulle terre su cui si basa mezzo millennio della nostra storia. Vengono precisati i confini:

i quattro lati definti dal fiume Cesano, il rio di San Michele o Saletto (al confine con Mondavio e Orciano), la «Serra» ossia lo schienale delle colline da Monte Cucco a San Giovanni (al confine con San Giorgio e San Costanzo), il Rio Maggiore, lati comprendenti tutto il territorio del comune di Monte Porzio più parte di Monterado.

I palazzi e le Chiese

Il palazzo Montevecchio di Monte Porzio è attribuito all'Arc. Andrea Vici. La famiglia fu protagonista della costruzione dell'intero complesso monumentale del centro storico dominato da una serie di edifici per i vari componenti della stessa famiglia.

Il più importante (palazzo Terni) pare sia stato edificato in sostituzione di un edificio più vecchio. dalle forme più difensive che residenziali. Il palazzo attuale presenta una lunga facciata a due piani con ampie finestre e ricche inferiate, portale sormontato da balcone, grande stemma sulla finestra centrale, ingresso passante,bugnato nella parte inferiore bugnato nella parte inferiore.

Di fronte sorge il palazzo Chiocci-Ginevri con porta centrale sormontata da un consunto stemma in arenaria del Montevecchio. All'interno anche questo presenta varie stanze decorate che denotano, nonostante il degrado, lo splendore passato.

Chiude la piazza l'ex municipio che ha a fianco la chiesa di S. Maria Assunta e il palazzo Flaiani-Palestini. Il primo, un tempo definito "Palazzo del Pubblico ove sta il Vicario", è caratterizzato dalla torre dell'orologio che presenta sulla facciata ua lapide dove si leggono i nomi di Pompeo, Federico e Rinaldo, "Comites Montis Veteris", con la data 1743.

La chiesa a fianco, un tempo "Chiesa dei Sigg. Conti" (1748) è a navata unica con all'interno un loggione ligneo, un grande altare dorato contenente una tela della Madonna Assunta in Cielo di Andrea Sacchi (oggi in restauro) e due altre grandi tele alle pareti attribuite al fanese Ceccarini. Un tela di grandi dimensioni è collocata anche sul soffitto. Curiose le due gelosie in legno sulla parete a destra dell'altare maggiore.

Sulla destra della chiesa sorge il palazzo Flaiani-Palestini rimarcato da tre portoni d'ingresso. Conserva all'interno varie decorazioni.

Sempre nel centro storico, vicino al numero civico 53 di Via Mazzini, sorge la deliziosa minuscola chiesetta della Pietà, un tempo isolata, come dimostra una carta del settecento.
Nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo, che si trova appena fuori il centro storico, si venera almeno dal 1588 un antico crocifisso ligneo, ma nulla si sa sull'origine di questa devozione.

I forbiciai

Nell'ottocento era florida l'industria artigianale delle forbici. Corre tuttore il detto «Forbiciai di Monte Porzio e balsamo di Cantiano».

Decine di famiglire vivevano con questa industria, forse la metà della popolazione del paese.I falegnami ed i muratori dovevano cercare gli operai forestieri, perchè gran parte della mano d'opera era mobilitata dai forbiciai. Tale attività non potè resistere alla concorrenza delle macchine.

Ne era il ricordo la «via dei forbiciai» (detta ancora costa del pozzo), che ora si chiama «via Ermanno Pinzani», dall'illustre rettore magnifico dell'Università di Pisa.

 

Monte Porzio
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