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Pietrone

 

ANNO 1870

Monte Porzio - Invitato l'ispettore di Fano Sig. Luigi Masetti ad accedere in Monte Porzio ed in Mondavio, per visitare alcune località nelle quali si era fatto supporre che si trovasse larga messe di oggetti antichi, si portò colà sul finire di giugno, e fatte sul luogo le più diligenti esplorazioni, poté constatare la presenza di alcuni ruderi. In seguito a tale accesso, il Governo metteva a disposizione dell'ispettore i mezzi necessari per intraprendere gli scavi. Di tale risoluzione governativa avendo avuta notizia gli agenti del proprietario del fondo, vocabolo Muracci in Monte Porzio, vollero essi prevenirla, dando subito mano per proprio conto, e senza intesa dell'ispettore, all’apertura degli scavi medesimi; ma allorché videro scoprirsi alcuni lustri ed un pavimento, si fecero solleciti di avvertirlo, invitandolo ad accedere sopra luogo verso la metà dell'agosto. La stagione soverchiamente calda avendo fatto sospendere ogni lavoro, le ricercare furono ripigliate sul finire di settembre, e si ebbero i risultati così descritti dall’egregio sig. Masetti.

« Nello stesso territori denominato Muracci nella proprietà di Monsignor Francesco Latoni, alla distanza di un chilometro o poco più dal paese, sorge sul ripiano di una bassa collina, esposta a mezzogiorno, un gran masso di durissimo calcestruzzo, il quale misura dalla sua base un'altezza di met. 3, ed ha la irregolare circonferenza di met. 6. Alla base del medesimo sono stato scoperte le fondamenta parimento in calcistruzzo di una camera, della larghezza di met. 3,80 x 10, dell'altezza di met.0,60, mancando il lato che guarda il ponente.

« Sgombrato dalla terra, si è offerto un pavimento di battuto solido e levigato in gran parte rotto, e non altro.

« Alla distanza di met. 4,60 dall'angolo esterno di detta camera, passano le fondamenta a mattoni di un muro di cinta, in linea retta lungo met. 50. largo cent. 55, intersecato alla sua estremità alla sua estremità da altro doppio fondamento in calcistruzzo, lungo met. 19,50, il quale resta interrotto, ed avrà forse il suo proseguimento per formare i lati di un grande paralellogramma, che potrebbe valutarsi di circa met. 1000 quadrati.

« In questa superficie, messa in molta parte allo scoperto, sonosi rinvenute le vestigia di un grande fabbricato diruto che ha presentato i seguenti vani:

Camera con pavimento ad opus spicatumi ben conservato, di met.5.50 x 4,50. In questa camera si apre un pozzetto di met. 2.40 x 1,70, rivestito di doppio intonaco con solido pavimento a spin-i simile al precedente. Detta camera si trovò circondata da un muro di bellissimi laterizi, largo met. 0,50: non si poté misurarne l'altezza perché il proprietario, avendo lavorato in precedenza per conto proprio. ne asportò il materiale. In vicinanza al pozzetto sorgono le basi di due pilastri, che hanno una faccia di met. 0.45. Al contatto di questa si presenta altra camera, lunga met. 3,00 larga met. 2,30 con pavimento di battuto. Dentro la medesima trovasi un secondo pozzetto, coi lati di met. 1.50 x l,.12, profondo met. 0.45, con doppio intonaco e pavimento a battuto. Accenna ad una comunicazione con l’altro pozzetto sopradescritto, e qui fu rinvenuto giacente un grosso tubo di piombo di cui si farà menzione. Pare indubitato, che questo fosse un luogo di bagni privati divisi da un muro, che come fu detto venne demolito contemporaneamnte alla scoperta.

Camera lunga met. 4.80 x 2.07, con pavimento lavorato a liste di piccoli mattoni benissimo conservato. Sorge quindi un muro divisorio, largo met. 0,50. ed al suo contatto altra camera con pavimento di battuto, di met. 5.25 x 4.65. Da detta camera per una scaletta in mattoni, larga met. 0.90. e per quattro gradini si ascende per met. 0.40 ad altro piano. A lato di detta camera corre un condotto formato di grossi tegoloni, che misurano in lunghezza. met. 6.50, in larghezza met. 39, di cui non si è potuto conoscere l’uso.

Annessa a questa è. altra camera, semiquadrata, senza pavimento, di met. 3,40 x 3,10. Indi un corridoio lungo met. 4,50, largo met. 0.70, con sei rozzi pilastrini di mattoni distanti fra loro met. 0,37.

al di sopra, e al piano cui mette la scala, piccolo quadrato o residuo di pavimento a spina di pesce, i cui lati misurano met. 2.25 x 1,80.

Questi residui e più il lato di cinta. lungo met. 50, ci mettono sulle tracce, di una vasta e ricca abitazione particolare diruta, e già frugata, non essendosi rinvenuto alcun oggetto od utensile rimarchevole da interessare la scienza.

I diversi e nudi scheletri trovati sul luogo degli scavi, con e senza la copertura di tegoli, e senza alcun ornamento, il che prova che la loro tumulazione era seguita posteriormente alla catastrofe. Un solo scheletro fu trovato lì presso, in cassa regolare formata di tegoli, e presso a quella altra simile, contenete le ossa di un bambino.

« Il grande masso di calcistruzzo, che trovasi all'estremità di queste abitazioni, non pare si possa ritenere come un avanzo di sepolcro, secondoché si era giudicato in principio. Si può quindi credere con fondamento, che abbia quivi esistito sia un vico, sia un pago abitato da gente romana piuttosto colta, la quale allo appressarsi dei barbari, che sotto la condotta di Alarico distrussero nel quinto secolo la vicina città di Suasa, abbia lasciato la propria dimora per cercare altrove la sua salvezza, asportando seco ogni suo aver e che i barbari stessi, secondo il loro costume, abbiano abbattuto, distrutto ed incendiato le loro abitazioni, di cui si trovano tutt' all'intorno le tracce. Non una moneta, non una iscrizione ci ha fornito migliori indizi

« Gli oggetti rinvenuti furono: la metà di un'ascia di bronzo, scoperta sul luogo in precedenza al lavoro; fìstula o tubo di piombo alto met. 0,66, circonferenza met. 0.24, peso kil. 10; residui di una tazza di vetro con bordo lavorato; simile di altra tazza con piccola ansa; porzione di una pietra o stela di travertino lavorata con meandri, fiori ed uccello; altri piccoli pezzi di fregio lavorati di simile pietra; un pezzo di ferro uncinato nella cima, e grosso all'estremità che assomiglia al battaglio di una campana; tre piccoli chiodi di bronzo; piccola pinzetta di bella lega di rame ben conservata ed elastica, con astuccio di rame dorato, lunga met. 0,06; legno carbonizzato e residui metallici (rame), che pare abbiano subìto l'azione del fuoco; più e copiosi frammenti di vasi ordinari di terracotta e di anfore di nessuno interesse; lucerna in parte rotta con sotto il bollo F 0 R T I S. Nel podere di contro,. vocabolo Melangola di proprietà del conte di Montevecchio, in luogo contermine agli scavi, è stata rinvenuta una testa di statua muliebre in traversano, poco meno del naturale. È singolare la sua pettinatura, che è ne più né meno di quelle in uso nel giorno d'oggi, cioè capelli rilevati e ripiegati a rotoli ai lati, e stretti dietro con una ciocca che finisce con un bel nodo. Si vede chiaramente che il capo è stato rotto dal busto, che non si è rinvenuto ».

 

 


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