LOGGIATO San Francesco

E' la ricostruzione di un portico quattrocentesco, fatto iniziare da Nicolò V, che si estendeva per tutta la lunghezza della chiesa di S. Francesco alla quale era addossato. L'attuale forma con 19 logge fu realizzata alla fine del XVII secolo; solo più tardi fu congiunto al palazzo Comunale.

Nel Loggiato affiorano i resti dell'elegante portale appartenente alla demolita chiesa del poverello d'Assisi, sorta fra il 1291 e il 1398, e un affresco del XIV secolo.

Polittico della Romita (Valdisasso) - Gentile da Fabriano

Nell'interno della chiesetta vi è la copia del polittico (Incoronazione della Vergine e Santi), dipinto da Gentile da Fabriano. L'originale è oggi al Museo Brera di Milano.

Per secoli (dal XV sec. per l'esattezza) nel tempio vi furono custoditi (per espressa loro volontà) i resti mortali di Chiavello Chiavelli e di sua moglie Livia o Lagia. Dal 1929 essi furono tumulati nella chiesetta di San Francesco di Camporege.

Civita

Civita è località romana, nei pressi dell'attuale Ceresola.

Come chiaramente mostrano alcuni reperti archeologici (monete antiche, un'epigrafe, materiale di varia natura, prevalentemente sepolcrale), il colle di Civita fu abitato fino al tardo Impero romano,

La pieve è antichissima, addirittura paleocristiana.

In essa sostò S. Francesco d'Assisi, perché lì vi abitava il Veri Ranieri, che fu confessore del Santo.

Fino a non molto tempo fa vi avevano dimorato alcuni Frati Cappuccini.

La chiesa dedicata al SS. Nome di Maria è sotto la giurisdizione della Parrocchia di S. Nicolò.

S. Maria dell'Acquarella (Albacina)

Il vecchio monastero si dice sia stato fondato fin dai tempi di S. Romualdo, il quale l'avrebbe avuto in donazione insieme con Valdicastro dal conte Farolfo.

Inizialmente fu dimora di eremiti, e forse anche di Suore (Santa  Maria delle Vergini: anno 1467).

La piccola e tozza chiesetta di S. Maria dell'Acquarella è incastonata su uno scoglio. Dista circa cinque chilometri da Albacina.

Ha notorietà soprattutto per essere stata sede (1529) del primo Capitolo Generale dell'Ordine dei Cappuccini (Terzo Ordine Francescano, fondato da fra' Matteo da Bascio).

Nella chiesetta è conservata una tela della maniera del Sassoferrato. L'eremo fu abbandonato nel sec. XVI dai Cappuccini che, in parte, si trasferirono (1538) all'Ospedaletto - Chiesa di S. Maria del Popolo, presso il Cimitero delle Cortine, in parte (1556) in località "La Petrara" su un Colle, posto (secondo un ms. del 1700) ad un chilometro dalla Porta del Piano sulla via che conduce al Collepaganello, chiamato "Il Calvario" (individuabile presso l'ex Villa Andreoli), quindi (1582) al Monastero di S. Giuseppe alla Tomba (oggi Scuola Agraria).

VALDISASSO

S. Francesco nelle sue visite a Fabriano dimorò presso l'eremo di S. Maria di Valdisasso (Valle-Saxa), situato a circa dieci chilometri dalla città, in una vallata tra il monte Rogedano e Puro. In origine era un castello (VII-XI secolo) di proprietà del feudatario Alberto dei  Sassi, poi fu trasformato in un monastero dal titolo S. Maria Vallis Saxa, abitato da monache benedettine (IX-X secolo). In seguito per motivi di sicurezza fu abbandonato dalle religiose che si trasferirono presso la porta del Piano. Nella seconda venuta di San Francesco a Fabriano, nel 1210, i rettori della città gli offrirono l'uso dell'eremo e divenne il primo Convento francescano: "la Porziuncola delle Marche".

Vi furono ospiti: S. Bernardino da Siena nel 1433, S. Giovanni da Capestrano nel 1450, S. Giacomo della Marca nell'anno 1456.

Negli anni passati era ancora visibile nelle stanze (oggi demolite) dove dimorarono S. Bernardino e S. Giacomo le scritte: "Hic Bernardinus, almus stupor Observantiae, habitavit" (Qui Bernardino, fulgida stella dell’Osservanza, abitò) e "Hic, Picenorum gloria, sertum paupertatis, Jacobus habitavit" (Qui, Giacomo, gloria dei Piceni, tesoro di povertà, abitò).

Dopo il soggiorno di S. Francesco e i suoi discepoli frati Egidio, Simone, Masseo e Ruffino, vi abitarono per trenta anni i Frati Minori locali. Un gruppo di questi si trasferì a Fabriano e nell’eremo vi rimasero in pochi.

Nel 1406 l'eremo fu acquistato da Chiavello Chiavelli per 172 ducati d’oro e fu concesso l’uso ai Frati Minori che fecero ritornare lo stabile ad un grande splendore, realizzando molti lavori d’ampliamento e restauro.

Vi furono ospiti oltre i quattro santi: il Beato Francesco della Libbra, il Beato Marco da Montegallo, il Beato Antonio Puro e il Beato Pietro da Mogliano.

Durante il ripristino dell’eremo, Gentile vi dipinse il "Polittico della Romita" rappresentante l’incoronazione della Vergine con i santi:  S. Girolamo, S. Francesco, S. Domenico e S. Maria Maddalena.

Nel 1811 con la soppressione napoleonica, l'opera fu trasferita alla Brera di Milano.

I Frati Minori vi ritornarono nel 1816 e il 28 agosto 1865 furono espulsi definitivamente dall'eremo.

L’abitato, abbandonato, cominciò la sua inevitabile rovina.

Nel 1965 fu ceduto dal demanio ai Religiosi che iniziarono i lavori per salvare le strutture rimaste.

La piccola chiesa dell’eremo è tipica del 1200; ristrutturata completamente nel XV secolo; vi si può ancora ammirare il bellissimo soffitto con le volte a crociera. Sopra l'altare è stata posta una copia del "Polittico".

Il resto dello stabile è di linea architettonica del '400, anch'esso restaurato, si amalgama perfettamente con l'ambiente circostante creando un forte clima mistico tipicamente francescano.